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“Riccione è la mia casa”, lieto fine per il giovane arabo da oggi cittadino italiano

“Posso andare dappertutto nel mondo ma tornerò sempre qua: Riccione è la mia casa”. Mehdi Sobhi, un ragazzo di 28 anni, occhi scuri e liquidi, sorriso contagioso, un accenno di barba, da venerdì 4 novembre è un cittadino italiano, “orgogliosamente riccionese”. Giovedì 3 novembre ha giurato “di essere fedele alla Repubblica e di osservare la Costituzione e le leggi dello Stato", secondo la formula di rito, di fronte alla sindaca Daniela Angelini, nella sala di rappresentanza del Comune di Riccione. Se si è emozionato lì per lì non lo ha dato a vedere ma alla fine lo ha confessato: “E’ un momento importante”.

Subito sugli scivoli
Era arrivato da Casablanca, in Marocco, 17 anni fa. Diventare riccionese gli era risultato particolarmente semplice: “Mi hanno portato subito all’Aquafan: uno spettacolo. Arrivando in un pullman avevo visto il parco dai finestrini: non poteva cominciare meglio la mia nuova avventura, qui in Romagna”. Pochi giorni dopo si era fatta più dura per Mehdi: “A scuola non ci capivo nulla. Non conoscevo una parola di italiano. Sentivo un gran vociare senza riuscire a interagire”, racconta ancora il neo cittadino italiano. Non si è mai perso d’animo, anzi. La prima media l’ha frequentata alle “Manfroni”. Poi, dopo la chiusura, si è trasferito alle “Pascoli”. Quindi il Perito Turistico “Marco Polo” a Rimini e la facoltà di Scienze politiche a Urbino che “però non sono riuscito a completare: mi ero tenuto indietro qualche esame tosto di troppo… ”.

“Ora la mia vita sarà più semplice”
Attualmente fa il cameriere in un ristorante sul mare a Rimini, “ma - scherza - è meglio Riccione”. “Come cambia da oggi la mia vita? Sarà più facile. Mi sono sempre sentito italiano ma essere cittadino italiano mi ha costretto a incombenze burocratiche anche pesanti: il continuo rinnovo dei documenti e del permesso di soggiorno, i viaggi al Consolato di Bologna”.
A Riccione racconta di non essersi mai sentito uno straniero: “Sono arrivato a undici anni ma in fretta ho costruito amicizie e legami con quella che è stata da subito la mia città. Le mie radici le ho piantate qui. L’arabo, che pure è stata la mia prima lingua, ora lo parlo ancora ma con difficoltà: quando dialogo con i parenti fatico a ricordare i vocaboli. Dopo 17 anni di lontananza credo sia normale”. Il padre era arrivato qualche anno prima di Mehdi, che poi lo ha raggiunto qui a Riccione insieme alla madre e alla sorella che ora ha 32 anni. “Sono nato e ho vissuto i primi anni di fronte all’oceano, trasferendomi non avrei potuto fare a meno del mare: per fortuna a Riccione c’è e c’è anche tanto altro. C’è tutto. Ho viaggiato molto e lo farò ancora ma per me Riccione è speciale, a misura d’uomo, è tutto raggiungibile a piedi o in bicicletta. L’ho detto: posso andare dappertutto ma questa resterà la mia casa e qui ritornerò sempre”.


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