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Lusso e razzismo nelle estati al mare

Sabato 12 marzo, alle ore 17, nela Cineteca comunale di Rimini le autrici Lidia Maggioli e Antonio Mazzoni presentano il libro “Spiagge di lusso. Antisemitismo e razzismo in camicia nera nel territorio riminese”, Panozzo Editore, (nella foto, Rimini, fine anni Trenta. I coniugi Maria Col e Giorgio Matrai. Archivio privato Matrai). Introduce l'incontro Laura Fontana, responsabile Attività di Educazione alla Memoria e responsabile Italia del Memorial de la Shoah di Parigi. 

"Spiagge di lusso" ricostruisce con materiali nuovi e inediti una pagina di storia locale legata alle vicende nazionali e internazionali della guerra d'Etiopia e del secondo conflitto mondiale. La diffusione dell'ideologia razzista e di pratiche vessatorie ai danni dei cittadini di religione ebraica residenti o villeggianti lungo la costa adriatica, da Bellaria a Cattolica, viene documentata con fonti d'archivio, testimonianze, diari e memorie dei protagonisti. L'analisi spazia sull'intera penisola e sull'Europa, in quanto molti perseguitati raggiungono le coste adriatiche, in fuga dai nazisti e dalle incursioni aeree. 

Una legge promulgata nel dicembre del ‘37 definisce “lesiva del prestigio di razza” la relazione tra italiani e “sudditi” delle colonie africane. Nel giro di un anno, il Governo fascista delibera pure che i cittadini ebrei non appartengono alla razza italiana. La mala pianta del pregiudizio e della pretesa superiorità “ariana”, si diffonde a macchia d’olio nel Paese e si radica anche in territorio riminese, mettendo a dura prova la vocazione cosmopolita della riviera. I provvedimenti razzisti sconvolgono l’esistenza dei residenti italiani e stranieri di religione ebraica e di correligionari in cerca di un rifugio dalla persecuzione, braccati fino all’ultimo giorno con singolare accanimento dalle autorità e dalle forze di polizia negli anni di per sé drammatici della guerra. All’epoca le località balneari, come pure quelle montane e termali, erano inserite in una graduatoria di qualità, al fine di escludere dalle sedi definite di lusso i clienti di religione ebraica, soggetti comunque a limitazioni e al rilascio di appositi permessi.

L’opera offre una ricognizione documentata sulle vessazioni subite da tali cittadini - residenti, fruitori di seconda casa, villeggianti e infine sfollati di guerra - nel territorio costiero tra Bellaria e Cattolica dal 1938 al 1944. Vengono messi in luce anche i rapporti con l’ambiente sociale e politico dei vari comuni, segnato dagli effetti della dittatura e dalle vicende belliche. Le numerose storie narrate, che in diversi casi scaturiscono dal racconto stesso dei protagonisti, oltre a far rivivere vicende finora passate sotto silenzio, mettono in luce le multiformi e contraddittorie pulsioni dell’animo umano, con esempi di egoismo e di odio razziale ma anche di solidarietà generosa e disinteressata.


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