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Sant'Antonio da Padova: due dipinti e il ricordo del miracolo della mula

Il Museo di Saludecio e del Beato Amato, nell'intento di valorizzare la conoscenza del proprio patrimonio museale e cogliendo spunto dalla commemorazione di Sant'Antonio da Padova (13 giugno), pone l'attenzione su alcune opere in esso custodite. Fernando Martins de Bulhões, conosciuto come Sant'Antonio da Padova, nacque a Lisbona da una nobile famiglia portoghese, il 15 agosto 1195; per la sua vita, la sua opere e i suoi miracoli, è ancora oggi particolarmente venerato dalla Chiesa. Dopo la vocazione si avvicinò agli Agostiniani e divenne sacerdote a Coimbra. Quando la Chiesa di Santa Croce di Coibra accolse le reliquie di 5 francescani martirizzati in Marocco, mutò la sua vita abbracciando l'Ordine francescano e decidendo di affrontare la vita da missionario col nome di Antonio.

A causa di una malattia che lo colpì in Africa, dovette far ritorno nella penisola iberica, tuttavia il natante su cui era imbarcato, per una burrasca venne costretto a dirottare l'approdo in Sicilia: così Antonio iniziò il suo viaggio nel territorio italiano. Nella Pentecoste del 1221 egli partecipò al Capitolo generale dei francescani ad Assisi e in quella circostanza, incontrò San Francesco. Al termine dell'Assemblea, per le sue qualità spirituali fu inviato in Romagna, a Montepaolo di Dovadola (Forlì), dove oggi sorge un Santuario a lui dedicato. Le doti di predicatore sorrette dalla grande umiltà, dalla cultura e dalla sapienza furono i motivi che gli permisero d'insegnare la teologia e su indicazione proprio di San Francesco, il compito d'impedire la diffusione del movimento eretico dei Catari in Francia. Nel 1223, prima della sua partenza verso il territorio francese, Antonio, anche per contrastare la presenza degli eretici in Romagna, compì due miracoli a Rimini: quello cosiddetto della mula e quello della predica ai pesci. Il miracolo della mula vide, al termine di una celebrazione eucaristica, il bovino inginocchiarsi di fronte all'Ostia consacrata con la conseguente conversione di un eretico provocatore, mentre il miracolo della predica dei pesci avvenne per inascoltata attenzione della comunità catarina verso le sue parole e alle quali si affollarono invece, branchi di pesci nel porto riminese. Entrambi gli episodi riminesi sono stati narrati da famosi artisti in pittura e in scultura (si ricordano tra i tanti, il rilievo col miracolo della mula di Donatello e il quadro della predica ai pesci di Paolo Veronese), e proprio nella piazza Tre Martiri di Rimini, in quello che è stato identificato quale luogo del miracolo, è stato eretto nel '500 un tempietto commemorativo, tradizionalmente attribuito al Bramante. Antonio visse da predicatore promuovendo costantemente i valori francescani, fino alla morte avvenuta a Padova il 13 giugno 1231.

La vita di Antonio è ricca di fatti che pongono la sua figura ai vertici della Chiesa e che ne vedono in lui, uno stabile riferimento; risale al 1232 la proclamazione a santo e al 1946 la dichiarazione di dottore della Chiesa. Nel Museo di Saludecio e del Beato Amato sono conservate due importanti tele che raffigurano tra gli altri soggetti anche Sant'Antonio da Padova: La pala dell'Immacolata dipinta da Bernardino e Vitale Guarini (o Guerrini) nel 1610, con l'affettuoso particolare dei due bambini che sorreggono lo stemma di Saludecio (ormai divenuto il simbolo del Museo); e l'Adorazione di Gesù Bambino da parte di Sant'Antonio Abate e Sant'Antonio da Padova del 1660, celebre opera di Giovan Francesco Nagli detto il Centino. Proprio per celebrare la figura di Sant'Antonio da Padova e ricordare le opere che permanentemente sono allestite nel Museo, verrà esposta in forma temporanea, una xilografia del riminese Luigi Pasquini del 1926 che delinea con il suo fare, il Tempietto di costruito a perpetua memoria del miracolo della mula. Per informazioni: museo.santo.amato.saludecio@gmail.com


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