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Meluzzi a Moby Cult con "Dei delitti e delle pene 2.0"

Giovedì 28 settembre, alle 21 a Castel Sismondo (Sala Isotta), sesto appuntamento per Moby Cult, la rassegna di incontri con gli autori promossa da Manola Lazzarini per l’associazione “Il libro nella città”, in collaborazione con Cna e Comune di Rimini.

Sul palco lo psichiatra Alessandro Meluzzi e la figlia Maria Araceli che insieme hanno firmato “Dei delitti e delle pene 2.0” (Eurilink edizioni). Partendo dall’omonimo trattato di Cesare Beccaria del lontano 1764, il volume propone una disanima dei crimini attuali e avanza una proposta concreta per l’alternativa al carcere.

«Cesare Beccaria pubblicava il suo libro più famoso nel lontano 1764. Dei delitti e delle pene è stato scritto oltre due secoli fa e molte cose sono cambiate. Alcuni delitti sono rimasti gli stessi, altri sono mutati insieme alla società – dice Alessandro Meluzzi –. Ecco perché vogliamo riproporre un saggio con lo stesso titolo con l’aggiunta di 2.0. Scrivendo il manuale, ci siamo resi conto però che l’eredità beccariana non è mutata nel tempo: “perché ogni pena non sia una violenza di uno o di molti contro un privato cittadino, dev’essere essenzialmente pubblica, pronta, necessaria, la minima delle possibili nelle date circostanze, proporzionata a’ delitti, dettata dalle leggi”. Dicevamo che alcuni delitti sono rimasti gli stessi, come la violenza contro le donne o l’abuso di minore, ma sono cambiati gli approcci giuridici nei loro confronti. Tuttavia, non si può pensare che il carcere sia l’unica istituzione che si occupa dei carnefici. Al di là della psichiatria e della psicopatologia forense, servono nuovi metodi per riabilitare i colpevoli, anche quelli che vengono considerati convenzionalmente esclusi da una possibile e funzionale riabilitazione, come i tossicodipendenti, i femminicidi e i pedofili. Insomma, Dei delitti e delle pene 2.0 propone una disanima dei crimini attuali e avanza una proposta concreta per l’alternativa al carcere, che è oggi l’ultima istituzione totale».


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