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Pennabilli Antiquariato, preziosi e inattesi capolavori alla 51esima edizione della mostra mercato nazionale

Negli stand di Pennabilli Antiquariato, che si affacciano sulle strade del centro storico di Pennabilli, è possibile scoprire preziosi e inattesi capolavori, spesso frutto dell'abilità pittorica di grandi maestri della storia dell'arte italiana e internazionale. La perizia e la professionalità dei “mercanti d'arte” invitati a partecipare a Pennabilli Antiquariato e la qualità delle opere esposte non è mai stata in dubbio, ma nei 27 stand della Mostra Mercato Nazionale d'Antiquariato nelle botteghe e nei palazzi del centro storico, che si concluderà il 24 luglio, sono custoditi preziosi e inattesi capolavori a firma di maestri di cui rimane una traccia indelebile nella storia dell'arte.

MARCO BARUFFI ANTIQUARIO – Espone un'Ultima cena di grandi dimensioni (114 × 266 cm) attribuita da Vittorio Sgarbi, che la presentò alcuni anni or sono durante una trasmissione televisiva, a Bernardino da Asola (borgo lombardo vicino a Mantova), figlio del pittore Giovanni da Asola, la cui presenza a Venezia, in campo di Santa Marina, è documentata. L'artista, rappresentato anche alla National Gallery di Londra, pur nella scarsità di testimonianze, sembra superare il manierismo del padre delineando i caratteri dei personaggi con più accesa drammaticità e richiamandosi al Savoldo per la decisione del segno. Nella sua presentazione, Vittorio Sgarbi definisce il dipinto “descrittivo” mettendo in evidenza le reazioni di stupore e pietà insieme degli apostoli in contrasto con le espressioni degli indifferenti, i personaggi circostanti alla scena. “Di immediata evidenza questa festa del colore, il compiacimento dell'artista per il colore festoso, vivace, luminoso sullo sfondo di un'architettura evanescente, spettrale, indistinta, mentre tipico della pittura veneta è il riferimento a episodi della quotidianità, di cui fanno parte il gatto e il cane.” E sottolinea l'accurata descrizione della tovaglia bianca, decorata con un motivo a losanghe, e del variopinto tappeto sottostante. Vittorio Sgarbi avvicina Bernardino da Asola a Bonifacio Veronese e data agli anni 1535 - 1540 l'opera: “... sicuramente notevole, che testimonia come la sensibilità veneta si diffonda anche nella terraferma con esiti di grande suggestione.”

UMBRIA ARTIS – Presenta un maestoso affresco, un Ciclo di quattordici raffigurazioni di Virtù, staccato da Palazzo Spreca, dimora signorile viterbese, dipinto verso la fine del Quattrocento su tre pareti di un salone posto al piano nobile. A eccezione delle immagini dell'Autorità e dell'Orazione, ritoccate nel secondo Cinquecento probabilmente perché danneggiate, la serie di dipinti va fatta risalire a un'unica, esperta mano che, in considerazione dell'importanza dell'opera – come riferisce la dettagliata analisi storico critica di Mauro Minardi – deve essere appartenuta a una figura capace di impersonare un ruolo non secondario nell'area viterbese, essendo stata interprete delle innovazioni rinascimentali diffusesi nella porzione del Lazio confinante con l'Umbria e la Toscana. Le immagini, di particolare ricchezza iconografica, attendono una collocazione adeguata alla loro importanza storica e artistica.

REBECHI GIOVANNI - Matthieu Van Plattenberg nacque nel 1608 ad Anversa dove fu indirizzato allo studio dell'arte pittorica presso Andries Van Eertvelt e, ancora ventenne, si recò con il maestro in Italia, facendo sosta soprattutto a Firenze; qui si specializzò nel genere delle tempeste marine. Intorno al 1630 Van Plattenberg si trasferì a Parigi dove venne apprezzato tanto da ottenere il titolo di Peintre du roi pour les mers, ovvero: pittore di corte per dipinti con raffigurazioni marine ed essere annoverato tra i fondatori dell'Académie Royale de Peinture et de Scupture. Morì a Parigi nel 1660. L'opera portata a Pennabilli dall'antiquario Rebechi: Tempesta marina con vascello naufragato in fiamme, olio su tela di 81,5 x 163 cm, finora inedita e anonima, è da ricondursi, in base alla probabile origine toscana e ai caratteri pittorici e lessicali, al primo periodo di attività dell'artista. Nella sua expertise Sandro Bellesi la colloca vicino alla fine del Seicento. Il dipinto, come altre opere prodotte durante la permanenza dell'artista a Firenze, mostra una composizione definita con una gamma cromatica esaltata da tocchi di pennello rapidi e vibranti.

IL MERCANTE D'ARTE – Andrea Mazzoldi espone un suggestivo Ritratto femminile con violette di Giovanni Muzzioli (Modena,1854 – 1894), olio su tela di 53 x 46 cm. Muzzioli è un artista di primo piano nel panorama italiano della seconda metà dell'Ottocento. Ottenne i primi successi con dipinti di soggetto storico, ritratti e scene di genere, ma dopo il 1887 si dedicò prevalentemente a opere ispirate all’antica Roma, tanto da essere indicato come l’Alma Tadema italiano. La capacità di Muzzioli di attribuire ai personaggi dei suoi ritratti un'alta intensità espressiva, in grado di risvegliare emozioni e viva partecipazione nell'osservatore, emerge eccezionalmente in questa magistrale raffigurazione di una giovane sognante, in cui la pelle rosea e setosa è resa con un incarnato quasi palpabile, frutto di una pennellata densa e vibrante, che offre una sorprendente resa dei particolari ed è messa maggiormente in evidenza dal contrasto con l'intensa colorazione delle violette appoggiate al seno. L’originale postura della modella, che con le linee delle spalle dona al dipinto una geometria equilibrata e simmetrica, caratterizza il quadro e ne accentua la singolarità e il valore artistico.

MALOMI – È stato necessario allestire il palcoscenico del Teatro Vittoria per poter ospitare le Nozze di Psiche e Amore, olio su tela delle rispettabili dimensioni di 500 x 212 cm, autore un anonimo artista attivo a Roma nella prima metà del XVII secolo. Il quadro riproduce l’affresco che Raffaello e la sua scuola dipinsero tra il 1517 e il 1518 nella Villa della Farnesina a Roma su committenza di Agostino Chigi. Come ricorda Arabella Cifani, storico dell'arte, autrice della perizia, l'affresco di Raffaello attribuì grande popolarità al tema, che ornò gli interni di molte dimore europee nei secoli successivi. In questo caso, siamo di fronte a un dipinto di eccezionale importanza poiché le sue dimensioni e i colori sono fedeli all’originale spingendo a ritenere che l'autore, attivo nella prima metà del Seicento, abbia studiato dal vero e a lungo l’affresco e che l'opera sia stata realizzata su commissione, risultando di grande qualità: “La morbidezza dello stile pittorico, la molle eleganza che sa conferire alle figure fanno ipotizzare che egli possa essere artista di area emiliana.”

ANTICHI TESORI – L'antiquario Atanasio Cecchini presenta un Crocifisso, olio su tavola di 42 x 26 cm, opera di Marcello Venusti. Nato tra il 1512 e il 1515 a Mazzo di Valtellina, Venusti fu allievo di Michelangelo Buonarroti e a lui legato tanto da chiamare il figlio, che Michelangelo tenne a battesimo, con il suo nome. Il suo arrivo a Roma risalirebbe alla fine del 1537 e, come attestano alcune lettere di Nino Sernini al cardinale Ercole Gonzaga, in cui si riferiscono anche gli apprezzamenti del Maestro per il suo allievo, Venusti era impegnato nello studio del Giudizio Universale di Michelangelo. Venusti ebbe una solida e proficua collaborazione con Michelangelo, maturata a seguito del rinnovamento che impresse alla sua arte negli anni Quaranta, di cui Venusti seppe essere abile interprete. L’Annunciazione, ora nella sagrestia di San Giovanni in Laterano, lodata dal Vasari, rappresenta forse il vertice dell’arte di questo pittore. Il Crocifisso visibile a Pennabilli fino alla conclusione della 51° Mostra mercato nazionale nelle botteghe e nei palazzi del centro storico è probabilmente un bozzetto preparatorio per una pala d’altare. Venusti eseguì un numero imprecisato di varianti della crocifissione, tutte in linea con le richieste dei committenti, ma fedele agli insegnamenti di Michelangelo a cui quest’opera ci avvicina.

ANTICHITÀ MESSERI - Angelus “Ange” de Baets (Evergem, 1793 – Gand, 1855) è stato un pittore belga di ritratti e vedute architettoniche. Fu formato dal padre pittore e studiò presso l’Accademia di Gand, dove venne premiato più volte, e più tardi divenne professore di Scienze del disegno e della trasparenza. Ha realizzato numerosi dipinti e disegni, per lo più pittoreschi paesaggi urbani, architetture interne di santuari della regione di Gand e ritratti. Una sua opera è conservata nel prestigioso Museo di Belle Arti di Gand e pochi anni fa Christie's di Londra ha battuto un dipinto di soggetto architettonico a 10 000 USD. Antichità Messeri propone un Ritratto di giovane donna con bambina in cornice dorata, olio su tela firmato e datato 1829, di 79,5 x 63 cm. L'alto livello esecutivo dell'artista è testimoniato dal vigore dei volti delle due figure femminili e dalla tecnica pittorica che si esalta nel tratteggio del velo e del pizzo al collo della dama.

A integrare il programma di quello che si configura ormai come un festival culturale di alto livello tre mostre collaterali dedicate a Mario Giacomelli (Senigallia, 1925 - 2000), denominato “l’uomo nuovo della fotografia” per la capacità di creare un percorso intimo fantasmagorico, allo scultore Edgardo Mannucci (Fabriano, 1904 - Arcevia, 1986), uno dei protagonisti dell'arte plastica informale europea, ad Arturo Carmassi (Lucca, 1925 – Empoli, 2015), artista dominato da un preponderante interesse per la scultura, la litografia e la calcografia.

Inoltre, venerdì 22, alle 21.30, il professor Alessandro Delpriori dell'Università di Camerino terrà nell'”Orto dei frutti dimenticati” la conferenza “Gli affreschi della Madonna delle Grazie di Pennabilli”, un percorso sull'arte pittorica in Pennabilli, che dall'immagine della Vergine delle Grazie si sviluppa seguendo la traccia delle stratificazioni rinvenute sull'opera.


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