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Il Trecento tra Rimini e vallata per il compleanno del Museo

Il Museo di Saludecio e del Beato Amato festeggia il 17esimo compleanno con una conferenza del professor Alessandro Marchi, dal titolo Trecento diffuso. I pittori riminesi dalla città alle valli, tra Romagna e Montefeltro in programma venerdì 16 novembre alle ore 21 nella sala polivalente della Biblioteca comunale di Saludecio. Si tratta della seconda tappa di un viaggio alla scoperta della Storia dell’Arte attraverso i secoli: lo scorso anno infatti sempre Marchi aveva esposto l’Arte al tempo di Santo Amato Ronconi - il secolo XIII; quest’anno l’attenzione riguarderà soprattutto la pittura della Scuola del Trecento riminese.
Nel 1299-1301 Giotto affresca la Chiesa di San Francesco di Rimini (oggi Cattedrale – Tempio Malatestiano) e la celebre croce dipinta, ultima reliquia riminese del passaggio del maestro. Il suo fare divenne insegnamento per molti artisti riminesi che furono riconosciuti come una vera e propria scuola giottesca. Di alcuni conosciamo il nome: Giuliano, Pietro, Giovanni Baronzio; di altri viene riconosciuto un proprio linguaggio stilistico ma senza firma, ci sono allora degli pseudonimo: Maestro di Verucchio, Maestro di Montefiore Conca, etc..
Opere di questo gruppo di artisti sono sparse tra Rimini, l’Emilia-Romagna, le Marche e anche sull’altra sponda dell’Adriatico. Sono conosciuti soprattutto le tipiche croci dipinti, ma anche alcuni spettacolari polittici e straordinari cicli di affreschi (Chiesa di Sant’Agostino a Rimini, Refettorio dell’Abbazia di Pomposa, Cappellone di San Nicola a Tolentino); annovera altresì esempi di miniatura di alta perizia come lo sono le immagini e le decorazioni negli Antifonari in pergamena di Neri da Rimini.
La qualità raggiunta è davvero eccezionale per l’epoca, tutto però termina con la peste del 1348. Anche gli affreschi di Giotto si perdono con la trasformazione della chiesa francescana in Tempio Malatestiano. Tuttavia anche attraverso il terremoto del 1916, con la scoperta degli affreschi in Sant’Agostino si accende l’interesse su questi artisti. Determinante è stata poi nel 1935, l’esposizione curata da Cesare Brandi “Mostra della pittura riminese del Trecento”. Quella fu davvero l’occasione di riscoperta attraverso un insieme che è stato poi anche riproposto nell’esposizione “Il Trecento Riminese. Maestri e botteghe tra Romagna e Marche” del 1995, sempre a Rimini.
Grande è l’interesse attuale su questa Scuola, in tempi recenti (2017) anche la National Gallery di Londra ha dedicato una mostra a Giovanni da Rimini
Alessandro Marchi è attualmente il direttore del Museo Archeologico Nazionale di Sarsina e della Fortezza rinascimentale di San Leo, è stato ispettore della Soprintendenza per i Beni Storici ed Artistici di Urbino, è stato inoltre docente di Storia dell’Arte medioevale presso l’Alma Mater Studiorum-Università di Bologna. Ha scritto molto spesso sulla pittura del Trecento riminese. Marchi è un profondo conoscitore anche delle opere del Museo di Saludecio e del Beato Amato: a lui si deve l’importante mostra tenutasi a San Leo nel 1999 “Seicento Eccentrico: Pittura di un secolo da Barocci a Guercino tra Marche e Romagna” e nella quale furono esposte le celebri tele di Guido Cagnacci e del Centino, quando ancora il Museo saludecese non esisteva.
Il Museo di Saludecio e del Beato Amato è aperto la domenica dalle 15 alle 17.00 con ingresso libero.

Per informazioni: museo.santo.amato.saludecio@gmail.com


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