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Amore scalzo: Alessio Boni e Marcello Prayer portano a teatro la poesia di Piero Ciampi

Riprende subito la programmazione della Bella stagione di Riccione dopo il grande successo di pubblico ottenuto lunedì da Les Ballets Trockadero de Monte Carlo: quasi 900 persone a gremire il Palazzo dei Congressi per la prima tappa del tour che porterà la compagnia newyorkese in Europa e in Estremo Oriente. Dopo la grande danza, si ricomincia con uno spettacolo che mescola poesia, musica e teatro. Sabato (ore 21.15), in occasione della Giornata mondiale della poesia, il Teatro del Mare ricorda uno dei maestri indiscussi della canzone d’autore: Piero Ciampi. Protagonisti sul palco due attori tra i più affiatati della scena italiana, Alessio Boni e Marcello Prayer, che presentano “Amore scalzo. Il mio problema è stanco come me. Concertato a due per Piero Ciampi”.

Formatisi entrambi con il maestro Orazio Costa Giovangigli, Boni e Prayer sono stati compagni a teatro e nei film di Marco Tullio Giordana La meglio gioventù, Quando sei nato non puoi più nasconderti, Romanzo di una strage. Ora dividono il palco per un omaggio alla testimonianza poetica del cantautore livornese che ha rivoluzionato il mondo della musica italiana: restituendo a due voci l’innocente verità dei suoi testi, ne portano alla luce la sensibilità istrionica di nobilissimo giullare. “Per sapere cos’è la solitudine, bisogna essere stati in due, altrimenti bisogna che qualcuno ti racconti cos’è la solitudine.” Così scriveva Ciampi e, fedeli a questo pensiero, Boni e Prayer guidano insieme lo spettatore alla scoperta di un mondo di parole tenere e sfrontate, emozioni libere, pensieri fulminanti.

A seguire, i testi si traducono in musica con il live di Dany Greggio e Marco Mantovani, tra gli artisti più talentuosi dell’emergente scena musicale romagnola: un altro duo – questa volta voce e pianoforte – per riscoprire capolavori come Sporca estate, Livorno, In un palazzo di giustizia, Mia moglie… Brani capaci di sconvolgere e rinnovare a fondo il codice della forma-canzone, interpretati all’alba degli anni Settanta da “una delle voci più agre e grame che si potessero pensare”. Parola di Paolo Conte.


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