Economia

Economia riminese; confermato il trend di crescita nel primo semestre 2016

Secondo lo studio di Unindustria restano le incertezze per la seconda parte dell'anno

Un autunno caratterizzato da molte incognite che non permettono di consolidare il trend positivo registrato nel primo semestre del 2016. E' questa la situazione dell'economia del territorio di Rimini che emerge dall'indagine congiunturale elaborata dall'ufficio economico di Unindustria Rimini sul consuntivo del primo semestre 2016 e sulle previsioni del secondo semestre 2016. "La situazione rimane incerta - commenta il Presidente di Unindustria Rimini, Paolo Maggioli. - Come certificato dal Centro Studi Confindustria, lo scenario è recentemente peggiorato. L’instabilità geopolitica affievolisce la voglia di spendere delle persone. Dopo la Brexit, l’autunno rimane denso di appuntamenti che costituiscono altrettante incognite: tra i principali senza dubbio le elezioni del presidente degli Stati Uniti e la consultazione popolare in Italia sulla nuova Costituzione. Una situazione che interagisce con l’andamento dell’economia delle nostre aziende. In particolar modo, auspichiamo che il Piano Nazionale indirizzato allo sviluppo ed al lancio di un'industria 4.0, improntata su investimenti, produttività ed innovazione, possa trovare la piena applicazione in modo da favorire lo sviluppo delle imprese con più velocità, flessibilità, qualità e competitività. Allo stesso modo, ci auguriamo che la conclusione dell'iter delle riforme ed il prossimo Referendum Costituzionale, se avrà esito positivo, possano costituire la conferma di un quadro di stabilità politica tanto necessario alle imprese per operare. Accanto a questi elementi di natura nazionale che dovrebbero contribuire ad essere di sostegno alla crescita ed allo sviluppo per il 2017, voglio ricordare alcuni fattori legati in tutto o almeno in parte al nostro territorio. Fattori che dovrebbero favorire la crescita".

PARCO DEL MARE DI RIMINI Il nuovo lungomare di Rimini! Abbiamo già ricordato in più occasioni l’importanza del suo rifacimento e la validità del progetto “Parco del Mare". Ora però con il rinnovo del Consiglio e della Giunta Comunale, ma soprattutto con la rielezione del Sindaco Andrea Gnassi, si passa dalla fase progettuale, che ha impiegato la scorsa consiliatura, alla concretezza della realizzazione. Questa dovrà avviarsi nel più breve tempo possibile e continuare, negli anni, per dare un volto nuovo a Rimini come destinazione che, superati gli stereotipi del turismo tout court, si proietti sul benessere fisico, sociale, e culturale delle persone. Il tutto partendo anche dal suo inserimento nelle priorità nazionali con i relativi finanziamenti. Inoltre, la concretizzazione del progetto sarebbe anche di supporto al settore dell’edilizia che dopo anni di stallo sta dando alcuni timidi segnali di ripresa.

FIERA DI RIMINI La Fiera di Rimini si sta affermando sempre più come player di riferimento nel settore. La fusione con la fiera di Vicenza garantisce la possibilità di mettere insieme grandi competenze e di creare un polo fieristico leader non solo in Italia, ma in grado di competere anche in Europa con grande beneficio per la nostra economia. Inoltre, la firma della lettera d'intenti dello scorso agosto in Regione da parte delle Fiere di Bologna, Rimini e Parma, per la creazione di un'integrazione del sistema fieristico regionale, apre nuove opportunità e candida Rimini come protagonista anche in questa partita. La parola d'ordine diventa quindi sinergia, auspicando che si crei realmente un sistema in cui siano ottimizzate e non disperse le risorse. È il momento di essere coraggiosi. Come imprenditori siamo ottimisti e ci crediamo. Il piano per il raggiungimento di una prossima quotazione in borsa è un ulteriore segnale positivo che ci fa ben sperare. Siamo convinti che la nostra Fiera saprà affermare appieno la propria leadership.

CREDITO Il mondo del credito sta affrontando un momento sicuramente non facile. Prima dell'estate si era riacceso un certo ottimismo dovuto a diversi fattori: dalla riorganizzazione di Banca Carim che stava per ripartire con un nuovo piano industriale con la previsione di un aumento di Capitale, alla nuova impostazione della composizione del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini culminata con la scelta di una presidenza fortemente rappresentativa della categoria imprenditoriale riminese. Un dinamismo che, al termine dell'attuale ispezione di Banca d'Italia, ci auguriamo possa continuare. Come abbiamo già avuto modo di sottolineare in altre occasioni, vogliamo interpretare l'ispezione in un'ottica costruttiva: il ruolo di Banca d'Italia è fondamentale per salvaguardare la stabilità delle banche e di conseguenza il credito ed i risparmi delle famiglie. Ci auguriamo che questa ulteriore verifica si concluda con notizie positive e permetta a Banca Carim di guardare con fiducia al suo futuro ed agli investitori di partecipare con maggiore convinzione al suo rilancio.

SITUAZIONE PRIMO SEMESTRE 2016 Fatturato totale: +13,70% rispetto al primo semestre 2015. L'aumento è determinato soprattutto dal risultato delle grandi imprese facenti parte della rilevazione. Tali risultati in parte contraddittori sono espressione di un andamento che si ripete nelle ultime rilevazioni: a fianco di aziende che vanno molto bene, ce ne sono altre in grossa difficoltà anche all’interno dello stesso settore e della stessa dimensione di impresa. Il grado di internazionalizzazione delle aziende, inteso come percentuale di fatturato estero sul totale, si attesta in media al 59,70%. Produzione +8,70%, rispetto allo stesso semestre del 2015. Grandi imprese +9,50%, piccole imprese +7,50%, aziende con un numero di dipendenti compreso fra 50 e 249 +7,70%. Occupazione +5% (+5,50% nelle grandi imprese, +4,70% nelle medie e +2,30% nelle piccole). Ordini totali: il 50,80% delle imprese li ha visti in aumento, il 19% in diminuzione e il 30,20% stazionari. Gli ordini esteri sono stati in aumento per il 39,20% delle aziende, per il 41,20% sono stati stazionari e una percentuale del 19,60% li ha visti in diminuzione. Giacenze in aumento per il 29,80% del campione, stabilità per il 59,60% e diminuzione nel 10,50% dei casi. Costo delle materie prime è aumentato per il 27,60% delle imprese, il 65,50% considera il dato stazionario e il 6,90% delle aziende l'ha visto in diminuzione (tutte le grandi imprese considerano il dato stazionario). Difficoltà nel reperimento del personale il 4,70% delle aziende la considera molto elevata, il 14,10% elevata, mentre il 26,60% del campione non riscontra alcuna difficoltà, il 14,10% bassa e il 40,60% media difficoltà. Analizzando i principali settori merceologici, si può notare come il settore abbigliamento faccia riscontrare i risultati migliori in un contesto sostanzialmente positivo, eccezion fatta per il comparto chimico. Il metalmeccanico mostra un dato negativo per il fatturato interno, mentre il settore legno ha avuto un risultato negativo per il fatturato estero.

Si confermano, aumentando anche d’intensità, i valori positivi emersi nelle ultime rilevazioni. L’aumento di produzione, fatturato e occupazione diventa consistente e anche il dato riferito agli ordini totali si attesta su livelli decisamente positivi: metà delle imprese rispondenti ha visto gli ordini aumentare e il saldo fra le imprese che li hanno visti in aumento e quelle che li hanno avuti in diminuzione è positivo di oltre 30 punti percentuali. Diminuisce la percentuale di aziende che hanno visto un aumento delle giacenze rispetto all’ultima rilevazione, pur rimanendo ad un livello molto superiore rispetto ad un anno fa. Il costo delle materie prime rimane stazionario per la maggioranza delle imprese.

PREVISIONI SECONDO SEMESTRE 2016 Le attese degli imprenditori, relative al secondo semestre 2016 fanno emergere invece diversi segnali di preoccupazione. Produzione il 29,50% delle imprese (dato più basso degli ultimi 18 mesi) prevede un aumento, il 50,80% prevede una situazione di stazionarietà e il 19,70% degli imprenditori prevede una diminuzione (quasi il doppio rispetto ad un anno fa). Ordini totali: il 33,30% degli imprenditori prevede una crescita, il 50,80% stazionarietà e il 15,90% una diminuzione. Gli ordini esteri sono previsti in aumento dal 39,10% del campione, per il 54,30% saranno stazionari e per il 6,50% in diminuzione. Giacenze stazionarie per il 75,40% del campione, in aumento per il 10,50% ed in diminuzione per il 14%. Occupazione: stazionaria per il 75,80% delle imprese campione, in crescita per il 14,50% ed in calo per il 9,70%. Ricorso alla cassa integrazione il 69,20% del campione lo esclude. Il 7,70% lo considera poco probabile e il 23,10% lo considera probabile (il 15,40% probabile ma limitato e il 7,70% probabile e consistente). Confronto con semestri precedenti Il dato relativo alle previsioni fa emergere più di un motivo di preoccupazione: si assottiglia di molto il saldo positivo fra chi prevede la produzione in aumento e chi la prevede in diminuzione. Stesse considerazioni per quel che riguarda gli ordini totali e le previsioni sull’occupazione: il dato delle imprese che vede in aumento tali parametri è il più basso degli ultimi 18 mesi. Unico dato che in prospettiva fa guardare con più fiducia alla situazione economica è relativo agli ordini esteri, che mostrano una percentuale di aziende che li prevede in aumento superiore alle precedenti rilevazioni e una percentuale di aziende che li prevede in calo inferiore rispetto alle precedenti rilevazioni.

Dall’indagine sul credito che Unindustria Rimini svolge bimestralmente fra i propri associati e riferita a luglio 2016, emerge che la maggioranza delle imprese valuta che non sia in atto un razionamento del credito. Sia quando interpellata sulla percezione generale che riferita alla propria azienda. Questa valutazione però è contraddittoria rispetto ai dati di Banca d’Italia riferiti alla Provincia di Rimini dai quali emergono ancora valori che indicano riduzione degli impieghi, per cui la restrizione, anche se è percepita in maniera attenuata, è reale: a giugno 2016 gli impieghi complessivi su base annua sono diminuiti del -6,60% e addirittura del -11,41% per quel che riguarda gli impieghi alle imprese private. Anche rispetto al mese precedente il dato degli impieghi riferito alle imprese private è in diminuzione (-1,50%) in misura maggiore rispetto al calo degli impieghi complessivi (-1,04%). Questi dati potrebbero però dipendere non solo da una restrizione dell’offerta, ma anche da un basso livello della domanda di credito: meno di un’azienda su due del campione ha richiesto nuovi affidamenti e, quando sono stati richiesti, nel 90% dei casi sono poi stati concessi. Aumenta però per l’86,11% del campione il costo del credito. Un aspetto positivo nei dati di Banca d’Italia è che finalmente comincia a ridursi il dato relativo alle sofferenze (-12,6% su base annua a marzo 2016 e -20,80% rispetto al trimestre precedente sempre considerando il dato a marzo 2016). Dato che trova conferma anche dalla nostra Indagine bimestrale dalla quale risulta che per oltre il 70% delle aziende campione, non c’è stato un incremento degli insoluti dei propri clienti.


Si parla di