Economia

Italian exhibition group: il piano industriale traccia la rotta dei prossimi 5 anni e batte cassa ai soci pubblici

Agli azionisti pubblici è stato chiesto un "sostegno" attraverso un'opzione di prestito obbligazionario convertibile per una cifra intorno ai 40 milioni di euro

Lorenzo Cagnoni e Corrado Peraboni

 "Se le cose vanno come riteniamo, le ipotesi di sviluppo e di crescita sono alla nostra portata". Lorenzo Cagnoni, presidente di Italian exhibition group, la società nata dalla fusione delle Fiere di Rimini e di Vicenza, entra nel dettaglio con la stampa del Piano industriale 2022-2027, che prevede a fine ciclo un volume di affari di oltre 267 milioni di euro. "Viviamo una condizione di generale imbarazzo- analizza il momento- tra l'indeterminatezza delle condizioni generali politiche ed economiche, e la necessità di programmare idee e progetti". Ma di certo, "farci ricattare dalle difficoltà, subendo la paralisi dei comportamenti industriali sarebbe un errore imperdonabile". Ieg preferisce "muoversi, avere idee e progetti", forte del suo "dna diverso rispetto alle consorelle: noi facciamo il nostro mestiere, siamo organizzatori professionali di manifestazioni, proprietari dei marchi". Cagnoni dà anche "un appuntamento temporale" al 2023, "un giro di boa fondamentale per capire se la previsione di raggiungere gli obiettivi precovid si attua". In caso di riscontro positivo, gli anni successivi, chiosa, avranno "con grande probabilità successi di sviluppo e di crescita". Gli investimenti sfiorano i 135 milioni di euro, concentrati in particolare su lavori nelle due sedi. A Rimini, accantonata almeno per ora l'ipotesi progettuale di un padiglione a cupola nella zona est, sul lato ovest verrà realizzato un grande padiglione doppio da 14.000 metri quadrati e un padiglioncino di collegamento. La superficie netta vendibile arriverà così a circa 73.000 metri quadrati.

"Non un quartiere grandissimo- chiosa Cagnoni- ma non cerchiamo gigantismo nelle manifestazioni". Sia a ovest che a est verranno inoltre realizzati parcheggi su aree da espropriare per circa 170.000 metri quadrati. Le opere saranno pronte per gennaio 2028 con una spesa di circa 50 milioni di euro. Per venire subito incontro alle esigenze di maggiori spazi si punterà su strutture provvisorie. A Vicenza, invece, verranno demoliti i padiglioni 2 e 5, e sostituiti da un padiglione su due piani, in modo da dare "una soluzione definitiva al settore Tecnologie". Un investimento da 40 milioni di euro, con lavori terminati per gennaio 2026. Si tratta, rimarca Cagnoni, di "interventi per rendere più forti i due quartieri e rafforzare il business fiersitico, attraverso nuovi spazi moderni e qualificati". Nel piano, precisa il presidente, il 63% del business è generato dalle manifestazioni gestite direttamente. Sigep, Ttg, Ecomondo e Key energy, Vicenzaoro vanno "rafforzate in Italia e replicate a livello internazionale, soli o con altri partner". Insomma, "il piano è realistico, non dipendiamo da domande esterne che sono del tutto residuali nella formazione del business". Senza dimenticare, conclude, che "siamo attrezzati per gli imprevisti, anche per i prossimi cinque anni", con politiche di acquisizione con dossier già aperti e "investimenti forti" sulle attrezzature.

Nuove alleanze e nuovi mercati, digitalizzazione, nuove acquisizioni, espansione del congressuale, sviluppo e qualificazione dei servizi. Sono le direttrici di crescita che indica il Piano industriale 2022-2027 di Italian exhibition group, la società nata dalla fusione delle Fiere di Rimini e di Vicenza. Piano illustrato nei dettagli questa mattina alla stampa nella sede romagnola, dopo l'anticipazione sui numeri diffusa ieri, che chiede un sostegno anche da parte dei soci pubblici. È "ambizioso", spiega l'amministratore delegato Corrado Peraboni, con investimenti "importanti", per quasi 135 milioni di euro, di cui circa un centinaio per ampliare i due quartieri e il resto per l'acquisto di nuovi prodotti in Italia e all'estero. Da questo punto di vista "a breve ci saranno i primi annunci significativi", in base a scelte di carattere dimensionale e di posizionamento. Agli azionisti pubblici è stato chiesto un "sostegno" attraverso un'opzione di prestito obbligazionario convertibile per una cifra intorno ai 40 milioni di euro, di cui, come da divisioni societarie, il 49% per la parte riminese e il 19% per quella vicentina. La proposta è stata condivisa dai due gruppi di azionisti. La previsione del Piano, prosegue Peraboni, è di aumentare del 50% i ricavi record del 2019, l'obiettivo di "diventare un player globale e rafforzare la nostra leadership in Italia". Internazionalità, dunque, e rapporto con gli stakeholder per rendere più forti le fiere di proprietà, da Ecomondo a Vicenzaoro. I cinque anni pre pandemia, ricorda, hanno registrato crescite superiori alle previzioni, del 24% rispetto al 14%. E al momento c'è "ottimismo. Il primo trimestre dell'anno- conclude Peraboni- è stato condizionato dalla pandemia, ma l'autunno va molto bene e dai colleghi oltreconfine arriva un segnale di ripresa sostenuta".


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