Economia

A Rimini voucher "fuori controllo", scatta l'allarme della Cgil

Il segretario generale, Graziano Urbinati: "Nel 2016 sfiorata quota 2 milioni, segnale che il "lavoro normale si sta trasformando in lavoro povero"

La frontiera del precariato a Rimini sta andando "oltre ogni immaginazione", soprattutto grazie al proliferare dei voucher cui la Cgil ha dichiarato guerra. Il sindacato si sta mobilitando per la campagna referendaria sui due quesiti ammessi l'11 gennaio scorso dalla Consulta: quello appunto per abrogare i voucher e quello sugli appalti per abrogare le norme che limitano la responsabilità solidale. Sullo sfondo poi il progetto di legge sulla Carta dei diritti dei lavoratori, sostanzialmente un nuovo statuto che va a sostituire la legge 300 del 1970, "depotenziata" dal Jobs act e da un mondo del lavoro profondamente cambiato rispetto agli anni Settanta. Come spiega alla stampa il segretario generale della Cgil di Rimini, Graziano Urbinati, "rispettiamo" le motivazioni per cui la Consulta ha deciso di non ammettere il referendum sull'articolo 18, ma "non abbandoniamo la battaglia", con la discussione che si trasferisce in Parlamento. Mentre per le strade e per le piazze scatta la campagna per "due referendum molto importanti", specie per Rimini.

Sul fronte dei voucher nel 2015 ne sono stati staccati quasi 1,6 milioni e nel 2016 quasi due, il segnale che il "lavoro normale si sta trasformando in lavoro povero". Più del 40% non è classificato dall'Inps, mentre il 28,5% fa riferimento al settore del turismo, il 16,5% al commercio, il 7% ai servizi. L'obiettivo del sindacato, spiega Urbinati, non e' eliminarli tout court: nella Carta dei diritti vengono infatti regolamentati per studenti, inoccupati e pensionati, sul modello francese. "Il voucher e' diventato lavoro sostitutivo e nasconde anche quello irregolare", dato che spesso si viene pagati con il ticket e in nero. Tra l'altro la Cgil di Rimini, a contrario di quanto avvenuto per la Spi di Bologna, e anche a Ravenna, non vi ha mai fatto ricorso, "per una nostra scelta politica".

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Anche sugli appalti fa perno l'economia riminese, per esempio per la gestione del personale degli alberghi. Per cui occorre garantire "la responsabilità e stessi diritti e tutele". La Cgil, prosegue il segretario Urbinati, aspetta che il governo fissi la data per i referendum, tra il 15 aprile e il 15 giugno. Anche se, rimarca, "dopo il 4 dicembre si naviga a vista", con l'incognita di possibili elezioni politiche che farebbero slittare i quesiti di un anno. Tra l'altro, aggiunge Urbinati, a Roma si lavora a possibili modifiche su cui in caso dovrà esprimersi la Consulta. In queste settimane il sindacato riminese, con l'obiettivo di portare alle urne 126.000 elettori, oltre il 50% come da quorum, sta costituendo il Comitato promotore e incontrando i vari stakeholder: sabato scorso 4 febbraio i parlamentari locali, Tiziano Arlotti del Partito democratico, mentre Giulia Sarti del Movimento 5 Stelle ha mandato un messaggio di vicinanza e nessuna traccia di Marco Affronte e Sergio Pizzolante; e i consiglieri regionali, i dem Nadia Rossi e Giorgio Pruccoli e la pentastellata Raffaella Sensoli. Sabato 11 i partiti e lunedì 13 febbraio le associazioni.

Inoltre è stata spedita una lettera a tutti i sindaci della provincia. Sempre sabato, in occasione della Giornata nazionale sui referendum, saranno allestiti dei banchetti in tutte le piazze della provincia, mentre mercoledì 15 si terrà un'assemblea dei delegati aperta alla cittadinanza. A Rimini, conclude Urbinati, un contribuente su due dichiara meno di 15.000 euro, il segnale che "il territorio si sta impoverendo" e che c'è una "evasione fiscale strutturata", tra chi non vuole pagare le tasse e chi non ci riesce. Dunque "il lavoro povero è un problema trasversale".
(Agenzia Dire)


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