Cronaca

Gnassi: "Sul campo rom basta cavalcare la vicenda in chiave strumentale"

Il sindaco di Rimini entra nella querelle sullo spostamento delle famiglie nomadi da via Islanda "spalmandole" nei quartieri della città

Si infiamma la querelle sullo smantellamento del campo nomadi di via Islanda, e il conseguente trasloco in microaree da scegliere delle 11 famiglie sinti presenti. Dopo un consiglio comunale alquanto movimentato, che ha visto la partecipazione di un gruppo di cittadini contrari al progetto e le accuse della minoranza sulla mancata presenza del sindaco di Rimini sugli scranni, Andrea Gnassi ha affidato il suo pensiero sulla situazione in un comunicato stampa. "Da persona che crede e si riconosce nella democrazia - attacca il primo cittadino - dico che le condizioni inaccettabili di via Islanda mi portano anche a capire le preoccupazioni dei cittadini. Ma in ogni caso non condivido la scelta dell’opposizione di cavalcare la vicenda nomadi esclusivamente in chiave strumentale. Agitare la bandiera della paura, del pregiudizio e della discriminazione su base etnica verso 11 famiglie italiane, con bambini, donne, uomini, anziani, persone malate, alcune residenti a Rimini da diverse generazioni (e dunque, se giudicate con la bizzarra logica della stretta territorialità, molto più riminesi di consiglieri che non sono nati, vissuti né abitano e vivono a Rimini, questi sì veri e propri ‘nomadi’ della politica), apparentemente dà visibilità e riscontro. Ma in realtà equivale a bruciare ponti, case, scuole, fabbriche dietro le spalle quando si è in fuga. Esiste il diritto dell’opposizione persino di cercare il consenso sulle macerie e sulla desolazione morale. Così come esiste anche il silenzio da parte di qualche anima bella che, sono sicuro, urlerà allo ‘sceriffismo’ quando entreranno in vigore le nuove norme nazionali sulla sicurezza urbana, ma per ora conviene una muta passività per non mettersi contro nessuno". 

"Ma a me non interessa - aggiunge Gnassi. - Su vicende come questa bisogna essere pragmatici, prima che portatori di analisi nobili o vergognose. Pragmatici vuole dire attuare il metodo che ci si è dati qualche mese fa: istituzione di un tavolo di lavoro interno alla maggioranza consiliare che ha come esclusivo obiettivo il superamento della degradante, intollerabile, pericolosa situazione creatasi in via Islanda, attuando soluzioni abitative fisse o mobili per le 11 famiglie residenti, distribuite omogeneamente sul territorio comunale per favorire la piena integrazione; redazione di una convenzione che impegni giuridicamente le famiglie coinvolte dal progetto al rispetto di una serie di obblighi (dal pagamento delle utenze alla frequenza scolastica, dalla pulizia delle aree esterne e delle aree pubbliche confinanti ai controlli periodici sulla corretta gestione dei luoghi), pena la decadenza del programma e il conseguente obbligo di ripristino dello stato dei luoghi. Anche su questo bisogna essere chiari: questo programma basato su una specifica legge regionale pretende, esige, impone comportamenti legalitari, civili e rispettosi da parte di chi è coinvolto. E la sfida riguarda prima di tutto queste famiglie: impegnatevi, fatevi vedere come persone di questa città che vogliono integrarsi, senza sbandamenti o alibi verso chi sgarra".

"Questo è essere pragmatici in una città civile e rispettosa degli altri - conclude Gnassi - e su questo l’amministrazione comunale sta lavorando e lavorerà. Non c’è da stupirsi di frasi vergognose come quelle pronunciate in consiglio comunale da rappresentanti politici e non solo loro. Ma si stia attenti ad appiccare incendi fino alla demonizzazione, collettiva e individuale. Più che Costituzione, leggi europee, nazionali e regionali, il miglior deterrente a tutto questo è e sarebbe il viso di uno dei tredici bambini che ora vivono con le loro famiglie in via Islanda. Ai politicanti senza uno straccio di soluzione alternativa concreta, e quindi senza pudore, dico: andate a dire sulla faccia di quei bambini che sono ladri, delinquenti, criminali della peggior risma in base all’etnia e non a quella che i codici - tutti, nessuno escluso al mondo- definiscono responsabilità individuale".

===> Segue con la nota dei consiglieri Pruccoli e Rossi

Sul tema intervengono nel dibattito i consiglieri regionali PD Giorgio Pruccoli e Nadia Rossi che, in una nota, spiegano come "crediamo sia una buona legge che va nella logica dell’integrazione possibile, cercando nel contempo di abbassare le tensioni sociali che spesso i grandi campi portano con sé. La soluzione non sta nell’evitare tale possibilità sospingendola in un'altra zona della città ed è singolare che, almeno in un Consiglio comunale, non ci sia un dibattito scevro da questo fastidioso preconcetto. Almeno in un consiglio comunale ci vorrebbe responsabilità, sia amministrativa che politica. I toni esasperati di questi giorni non servono affatto: serve piuttosto una gran lucidità. Per questo siamo al fianco della Giunta comunale che sta cercando di risolvere un problema e non di causarne altri” proseguono i consiglieri regionali".

“Per favorire la transizione alle microaree, che si configurano come insediamenti famigliari, la Regione aveva messo a bando 700.000 euro destinati ai Comuni. Quello di Rimini ha presentato il progetto per superare l’insediamento di via Islanda piazzandosi secondo nella graduatoria regionale e ottenendo un contributo di 70.000 euro. Segno evidente – evidenzia Nadia Rossi – di un’ottima progettualità nel corretto alveo della legge”. “Da Sindaco di Verucchio ho già verificato come una microarea “ante litteram” posizionata a Corpolò circa dieci anni orsono, proprio sul confine amministrativo tra i due comuni, abbia creato le condizioni per una convivenza serena e tranquilla sciogliendo tutte le tensioni precedenti. – richiama Giorgio Pruccoli – L’ intuizione dell’allora assessore Stefano Vitali della giunta Ravaioli ha fatto scuola e possiamo attingere a quell’esempio senza timori”.

“La legge regionale prevede che nei nuovi e più piccoli insediamenti, ognuno sia responsabile del pagamento delle proprie utenze, dell’obbligo scolastico dei propri figli e del rispetto della legalità, evitando però l’ingenerarsi di diritti immobiliari straordinari. Le microaree, inoltre, diminuiscono l’impatto sociale e facilitano il controllo e la responsabilizzazione. – proseguono i consiglieri Pruccoli e Rossi – Ai cittadini che ieri hanno protestato nella sala del Consiglio di Rimini vogliamo proprio chiarire questo, che la soluzione delle microaree non sarà assolutamente paragonabile a quella del campo di via Islanda per degrado e difficoltà di controllo ma permetteremo alle famiglie e ai loro figli già residenti nel Comune di Rimini, un processo di integrazione e civiltà”.


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