Cronaca

Fu tra i primi casi gravi di Covid nel riminese: "Avevo paura che se mi fossi addormentato non mi sarei più svegliato"

Il racconto di un 48enne: "Ognuno è libero di fare le proprie scelte ma il problema dei no vax è che non hanno mai toccato con mano cosa vuol dire ammalarsi"

Sono passati quasi 2 anni da quando i primi casi di Covid fecero la loro comparsa in Italia e, ad entrare nelle date simbolo di questa pandemia, c'è il 21 febbraio quando venne identificato il "paziente zero" a Codogno. Da quel giorno diversi focolai iniziarono a devastare il nord Italia con la prima ondata della pandemia che provocò il lockdown nazionale a partire da domenica 8 marzo 2020. Tra i primi malati c'era un 48enne riminese che oggi, a distanza di 2 anni, racconta il suo calvario. "Mi trovavo in Trentino per lavoro - spiega - e poco prima della chiusura totale sulle piste da sci c'era stato un vero e proprio boom di sciatori che provenivano dalle zone interessate dai focolai. Sicuramente è stato in quell'occasione che sono venuto a contatto con il Covid ma, all'inizio, c'era poca informazione su questa malattia. Con l'entrata in vigore del lockdown sono tornato a Rimini e, dopo alcuni giorni, ho iniziato a stare male ma non pensavo al Coronavirus. E' arrivata la febbre e, per 10 giorni, sono rimasto a letto con 39 nonostante i farmaci che prendevo e ho iniziato a preoccuparmi anche perchè all'epoca la mia compagna era al quinto mese di gravidanza e con una bambina piccola". Una storia diversa da quella di Cesare Emendatori, il "paziente zero" della provincia di Rimini che oggi passati 2 anni da quella brutta avventura si dice convinto di come il Covid sia solo una brutta influenza.

Come è stato l'evolversi della malattia?
La febbre non scendeva, avevo sempre più difficoltà a respirare e la mancanza di ossigeno mi provocava continui svenimenti. Mi hanno fatto il tampone ed è emersa la positività quindi sono finito in ospedale dove è iniziata un'avventura che non auguro a nessuno. In quei primi giorni i medici non avevano ancora idea di come curare la malattia che si è trasformata in polmonite. Non riuscivo a respirare se non con la maschera ad ossigeno ed era una sensazione tremenda.

Fu il "paziente zero" riminese: "All'epoca il virus sconosciuto, ebbi paura. Oggi non mi sono vaccinato, non è così mortale"

Quindi è scattato il ricovero immediato?
Non subito. Accertata la positività mi hanno rimandato a casa in isolamento con la mia compagna incinta e la bambina. Dopo alcuni giorni sono tornato perchè continuavo a stare molto male e sono stato una mattinata intera in Pronto soccorso perchè gli ospedali non avevano già più posto e, solo alla sera, mi hanno portato in reparto. Mi hanno bombardato di medicinali ma ero sempre più debole e, alla fine, mi è anche venuta un'epatite a causa delle medicine che mi hanno somministrato e allo stesso tempo non vedevano miglioramenti nelle mie condizioni.

Ha avuto paura?
Moltissimo. Passavo le giornate a fissare il soffitto, credo di aver imparato a memoria ogni centimetro quadrato, e avevo il terrore che se mi fossi addormentato non mi sarei più svegliato. Medici e infermieri mi visitavano bardati come astronauti ed ero in grado di riconoscerli solo grazie ai diversi tipi di scotch che usavano per sigillare i camici. Un vero e proprio incubo al quale si aggiungeva anche l'apprensione per la mia compagna che stava aspettando nostro figlio ed ero angosciato dal fatto che anche lei potesse essersi ammalata. Un'angoscia aumentata anche dal fatto che in quei primi momenti era estremamente difficoltoso poter contattare chi era all'esterno e, allo stesso tempo, i miei cari non riuscivano ad avere mie notizie. Poi sono arrivati i primi miglioramenti e, come sportivo, ho reagito fino a quando non ne sono uscito ma ci sono voluti 4 mesi solo per tornare a una parvenza di normalità. Nel frattempo sono diventato papà ma negli ultimi mesi di gravidanza la mia compagna non ha potuto avere quelle attenzioni che meritava anche da parte dei sanitari perchè, in quel periodo, gli ospedali erano al collasso e per me è stata un ulteriore preoccupazione in quanto non sapevamo come affrontare la cosa.

Oggi come sta?
Sto bene e sono tornato a fare la mia vita e al mio lavoro ma, nonostante siano passati quasi 2 anni, ho ancora nella mente quei momenti difficili e a volte ho ancora gli incubi per quello che ho passato. Chi descrive il Covid come una banale influenza dovrebbe vergognarsi: è una malattia molto seria ed estremamente grave.

Cosa pensa dei no vax?
Ognuno è libero di fare le proprie scelte ma il loro problema è che non hanno mai toccato con mano cosa vuol dire ammalarsi di Coronavirus. Se parlassero con chi è riuscito ad uscirne cambierebbero idea. Tanti miei colleghi erano restii a farsi vaccinare ma dopo che hanno ascoltato la mia storia hanno abbandonato ogni timore e iniziato la vaccinazione. 


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