Cronaca

Erbetta: "Donadio viveva nel timore del proprio vicino, un omicidio che si poteva evitare"

L'avvocato che seguiva la vittima: "Avevo inviato una pec al Comune di Misano per segnalare la situazione invitandolo ad allontanare l'aggressore"

"Una bravissima persona, padre di quattro figli". Così l'avvocato Mario Erbetta ricorda Nicola Donadio il 50enne residente a Misano ucciso all'alba di mercoledì scorso dal proprio vicino per una banale lite nata da futili motivi. Il legale, che aveva seguito la vittima in una pratica previdenziale per il riconoscimento dell'invalidità civile, sottolinea come il suo assistito fosse invalido al 67% e che la scorsa estate si era rivolto nuovamente a lui dopo il litigio con Edi Zegarac, il 54enne di origini slovene attualmente in carcere per l'omicidio. Secondo lo stesso assassino, che ha confessato il delitto davanti agli inquirenti dell'Arma, proprio quella litigata è all'origine del delitto. "Donadio - prosegue l'avvocato Erbetta - era venuto da me alla fine di luglio dello scorso anno per raccontarmi che il 24 giugno era stato aggredito davanti alla baracca dove era stato alloggiato dal Comune di Misano. In quella occasione, come aveva spiegato il 50enne nella sua denuncia, Zegarac aveva fatto come al solito la doccia fuori dalla sua roulotte e l'acqua era entrata dalla finestra nel prefabbricato dove viveva la vittima. Ne era nata un'accesa discussione durante la quale l'assassino lo aveva prima aggredito verbalmente brandendo una falce e, poi, lo aveva fatto cadere due volte a terra rompendogli il cellulare". Nella querela sporta da Donadio ai carabinieri, l'uomo aveva aggiunto che "preciso che da quel giorno in poi, quasi ogni giorno mette in atto questo tipo di comportamento, facendomi vivere nel timore”.

"Su mandato del mio assistito - prosegue l'avvocato Erbetta - avevo inviato una diffida al Comune di Misano mediante pec con allegata la querela sporta in cui invitavo il Sindaco di Misano o ad allontanare l'aggressore con la sua roulotte o a trovare una nuova sistemazione in una casa popolare a Donadio e testualmente scrivevo 'avvisandola che in caso di Vs inerzia, denuncerò tali comportamenti alla Procura della Repubblica per i reati che si evidenzieranno e la riterrò responsabile degli eventuali danni anche biologici che il mio assistito potrebbe subire in caso di nuova aggressione'. A tale missiva non ho mai avuto alcuna risposta. Che la situazione stesse degenerando era palese, come era palese la necessità di trovare con urgenza una casa popolare a Donadio viste anche la sua invalidità come almeno bisognava allontanare Edi Zegarac dal campo. Tutto ciò non è avvenuto e probabilmente qualche responsabilità morale sull'accaduto l'amministrazione di Misano ce l'ha. Questo omicidio si doveva e poteva evitare ma la solita inerzia amministrativa e degli uffici sociali con la relativa sottovalutazione del caso ha inciso pesantemente. Se si fosse ascoltato il grido di aiuto di quest'uomo a quest'ora sarebbe ancora tra di noi".

"Racconto questo - conclude l'avvocato Erbetta - perchè le informazioni uscite sulla stampa di un ambiente quasi idiliaco del campo
e di una semplice scaramuccia con caduta del Donadio non rappresenta la drammaticità degli eventi che non andavano minimizzati
. Dico questo con parole di verità perchè penso che sia necessario far conoscere pubblicamente la realtà dei fatti per onorare la morte di una brava persona come era Nicola Donadio Nicola, che non era un attaccabrighe ma un invalido con seri problemi di locomozione che si preoccupava, pur divorziato, di poter lavorare per poter sostenere i suoi quattro figli al punto che pur con estrema fatica guidava i camion della spazzatura pur di avere uno stipendio. Una persona abbandonata e inascoltata dalle istituzioni che lascia la sua famiglia e i suoi quattro figli che auspico vengano aiutati in questo difficile momento. Penso che su questo tutti noi e in primis tutti gli amministratori e gli assistenti sociali debbano riflettere quando si trovano a gestire casi simili cercando di ascoltare seriamente le richieste dei nostri concittadini e di non sottovalutarle visto che non sono semplicemente pratiche ma essere umani che chiedono aiuto".

LA REPLICA DEL SINDACO FABRIZIO PICCIONI

“I tragici fatti di ieri mattina - ha replicato il sindaco di Misano, Fabrizio Piccioni - sono purtroppo la drammatica conseguenza di una generale situazione di degrado, povertà e miseria che come sindaco di Misano ho sempre cercato di arginare e lenire insieme a tutta l’amministrazione comunale. È certamente una sconfitta della comunità e siamo tutti molto colpiti per quanto accaduto, ma in tutta onestà e sincerità non mi sento né moralmente, né tantomeno giuridicamente responsabile della morte di un uomo che in tutti questi anni abbiamo aiutato attraverso i servizi sociali. La lettera che l’Avv. Erbetta dice di avere inviato all’amministrazione comunale di Misano è una delle tante innumerevoli segnalazioni e richieste di aiuto che l’Amministrazione riceve quotidianamente. Nulla poteva far pensare alla tragedia e in ogni caso come Sindaco non avrei avuto alcun potere di intervenire fin tanto che la Magistratura non avesse compiuto tutti gli accertamenti necessari. Tengo inoltre a precisare che mai ho avuto richieste di appuntamenti o contatti diretti con la povera vittima, né con l'Avvocato Erbetta che, oltre alla missiva di cui parla, mai ha chiesto alcun incontro con il sottoscritto né con l'assessora ai servizi sociali. Mi auguro pertanto che si evitino speculazioni e strumentalizzazioni di un dramma che tocca umanamente tutta la comunità misanese ed in primis il sottoscritto e l'amministrazione comunale. Siamo vicini alla famiglia della vittima e in particolare ai figli ai quali non mancherà certamente il nostro sostegno”.


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