Cronaca

Il garante dei detenuti del Comune di Rimini batte cassa

A distanza di un anno dalle polemiche sul rimborso spese dell'incarico, il vice sindaco Gloria Lisi si dice possibilista

"La frustrazione e la solitudine emergono in maniera significativa". E' il primo commento del vicesindaco di Rimini, Gloria Lisi, al termine della presentazione questo pomeriggio in commissione della relazione annuale della garante dei detenuti, Ilaria Pruccoli. Così la numero due di Palazzo Garampi apre alle sue richieste di rivedere il rimborso spese annuale da 1.000 euro per permettere un'attività più concreta.
Le strade possibili sono due: rivedere il regolamento prevedendo un compenso, oppure agire direttamente sul rimborso, magari creando un fondo ad hoc. "Verificheremo con gli uffici" spiega la Lisi anche se, in passato col precedente garante, la questione economica era stata fonte di polemica con l'avvocato Davide Grassi di avere un interesse economico sull'incarico il rimborso spese per il 2015 non è mai stato richiesto dal professionista. Di certo, sottolinea il vice sindaco, dalle 32 pagine "dense" della relazione si capisce bene quanto sia difficile lavorare in un ambiente come il carcere, con i detenuti e con il personale dell'amministrazione giudiziaria. Così i lavori di pubblica utilità fanno fatica a decollare e a pesare è soprattutto l'assenza del magistrato di sorveglianza. La struttura poi è fuori dalla città e se ne perde la percezione.

La volontà, prosegue, è di incentivare laboratori e attività, per i quali sono a disposizione fondi regionali. Anche il Comune di Rimini partecipa, non gli altri della provincia, nonostante I Casetti ospitino loro residenti. Ma fin qui la richiesta agli altri enti locali di contribuire è caduta nel vuoto: "La rinnoverò, per una sorta di presa in carico dei propri cittadini", promette Lisi. C'è, prosegue, "uno sforzo per incentivare i detenuti a non rimanere a letto". Così per esempio il carcere "è uno di quelli con più diplomi conseguiti". Senza dimenticare le due case per gli arresti domiciliari e le misure alternative che "stanno dando risultati contro la recidiva e fanno lavorare". Se in media sette-otto detenuti su 10 tornano in carcere, qui il numero scende a due.

Per quanto riguarda i lavori di pubblica utilità "c'era una lista di carcerati adatti, ma il magistrato di sorveglianza non li fa uscire". E per stimolare la sua attività la proposta della garante è di scrivere una lettera al Tribunale di sorveglianza; altra missiva al Dap, Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, per il direttore. A mettere in risalto il problema della recidiva è il consigliere di Forza Italia, Carlo Rufo Spina, che si interroga pure sulla maggiore presenza di stranieri rispetto alle altre carceri. Matteo Zoccarato (Lega Nord) sottolinea come sia necessario investire sul personale piuttosto che sulle misure cautelari alternative, mentre Filippo Zilli (Obiettivo civico) chiede di puntare, anche con altri corsi, non solo panificazione, pizzeria, pasticceria e manutenzione sentieri, su un carcere "non punitivo ma rieducativo". Gioenzo Renzi (Fratelli d'Italia), oltre alla recidiva, mette in luce la questione della "stagionalità". Di certo, aggiunge, "i lavori di pubblica utilità non sono decollati". Tra le fila della maggioranza, Giulia Corazzi del Partito democratico chiede più attività e si informa sulla situazione nella sezione Vega per i transessuali.

===> Segue

Nl suo reporto, il garante dei detenuti riminesi punta, da un lato, il dito contro il magistrato di sorveglianza e dall'altro sottolineando la sua "solitudine e frustrazione", con una serie di richieste. Nel corso dell'anno sono state quattro le visite ispettive effettuate e 55 i colloqui individuali con 40 detenuti, da cui è emersa una serie di problemi. Per esempio c'è difficoltà a fare entrare cibo per una questione strutturale: non c'è un luogo per l'ispezione e pesa la carenza di personale. I Casetti è inoltre sopra la capienza di 120 persone con 172 detenuti, di cui 92 italiani e 80 stranieri, è 62 già condannati. Con i quali, sottolinea, è più semplice un progetto educativo. Per tutti vige il regime carcerario di stanze detentive aperte, ovvero per nove ore al giorno i detenuti possono circolare nella sezione di appartenenza senza vincolo, facendo socialità con gli altri reclusi.

Una nota dolente viede dalla sezione Vega per i transessuali, al momento quattro: "Si sentono isolati", anche dalle associazioni, rimarca Pruccoli. Comunque, aggiunge il garante, sono stati attivati laboratori come quello sui murales. La grande difficoltà è però legata al magistrato di sorveglianza, che non dà risposta alle richieste. Così solo un detenuto ha praticato per un mese i lavori di pubblica utilità; per i corsi di panificazione su 10 richieste ne sono state ammesse sei. Pruccoli lamenta anche l'assenza di un direttore unico, presente una volta alla settimana, e il comandante in aspettativa.

Mentre la "parte più positiva" è la sezione a custodia attenuata per i tossicodipendenti. Pollice alzato anche per il lavoro delle associazioni. Pruccoli batte poi virtualmente cassa rispetto al rimborso annuale da 1.000 euro. La "solitudine è la situazione più difficile" ma non è nemmeno semplice conciliare il ruolo con il lavoro. Da qui una serie di richieste: permessi retribuiti, rimborso benzina, organizzazione convegni, no anticipo spese. Non si tratta, conclude, di uno stipendio ma di "fare bene il mio lavoro". 
(Agenzia Dire)


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