Cronaca

Cgil contro gli imprenditori balneari: "Hanno tratto sufficiente beneficio, protervia nel rivendicare lo status quo"

Concessioni demaniali, duro attacco della Cgil agl imprenditori balneari. Scrivono   Isabella Pavolucci e Mirco Botteghi, segretaria generale CGIL Rimini e segretario generale FILCAMS CGIL Rimini

Concessioni demaniali, duro attacco della Cgil agl imprenditori balneari. Scrivono   Isabella Pavolucci e Mirco Botteghi, segretaria generale CGIL Rimini e segretario generale FILCAMS CGIL Rimini: "I rappresentanti dei concessionari demaniali lamentano, incredibilmente, scarso coinvolgimento nell’ambito della “riforma Bolkestein”, in particolare sul tema degli “indennizzi”. Il dibattito che  ne emerge è rivelatorio: il Re, infatti, è nudo. Quel “pezzo di sabbia incolto”, come è stato infelicemente definito dal Presidente di Confartigianato Imprese Balneari Mauro Vanni, è di tutti ma continua a produrre reddito d’impresa, mediamente almeno da 50 anni, nelle mani degli stessi interessi privati. Gran parte dell’arenile, prima delle concessioni date ai privati della marina mercantile nel 1972 (allora non senza polemiche e proteste), era gestito dall’Azienda di Soggiorno e vale la pena di sottolineare che il turismo di massa balneare si è sviluppato attraverso un forte governo pubblico nella gestione demaniale". 

"Giunti al 2022 si può affermare senza tema di smentita che la classe imprenditoriale di allora e gli eredi abbiano tratto sufficiente beneficio dalla concessione ottenuta a quel tempo (diversamente non si comprenderebbe la protervia nel rivendicare lo status – quo). Si è letto, e non sono solo i bagnini a dichiararlo, di straordinarie qualità imprenditoriali a giustificazione dell’entità degli indennizzi o delle caratteristiche che dovrebbero avere le clausole da inserire nel bando. Qualità che evidentemente si tramanderebbero per diritto di sangue, quando non infuse all’acquirente in tutti i casi  di vendita di una concessione a prezzo di mercato. Su questo ultimo aspetto vale la pena ricordare che, fino allo scorso autunno, la concessione demaniale era pubblicamente e inopinatamente considerata un “bene rifugio”. In sintesi l’affermazione secondo la quale il vero valore di una concessione demaniale non sarebbe quello contabile va tradotta nel senso che si chiede di utilizzare il prezzo di mercato quale criterio d’indennizzo. Questo, oltre che essere in contrasto con i principi di libera concorrenza, non è accettabile per la stessa ragione per la quale non lo è mai stata la speculazione a libero mercato sulla vendita di una concessione pubblica".

Sempre la nota: "Si usano argomenti contrastanti per alimentare una narrazione tossica. La gestione di una concessione demaniale è profittevole oppure no? I concessionari demaniali continuano a lamentarsi delle spese che devono sostenere per gestire questo “pezzo di sabbia”. Si tratta di custodi o di imprenditori? Meri custodi quando ci si lamenta delle spese (ogni azienda ha costi tipici, lo sanno tutti) ma imprenditori illuminati quando si tratta di determinare il valore aziendale. Ma di quale valore si sta parlando considerando i canoni demaniali medi – dato aggiornato allo scorso novembre – fermi a € 1,28 annui al metro quadro per le aree di ombrelloni e lettini e € 2,14 per la zona cabine e strutture?"

Ed infine: "Quali sono i reali interessi collettivi in gioco?  Il recepimento della “Bolkestein” deve essere impiegato per riportare la gestione delle spiagge nella sua corretta dimensione. Stiamo discutendo di un bene di proprietà della generalità dei cittadini, che da qualsivoglia soggetto venga utilizzato (concessionari, singoli cittadini, enti pubblici) deve avere la funzione di perseguire il pubblico interesse. Ribadiamo con forza che gli interessi collettivo sono quelli ambientali, della tutela del lavoro di qualità, dell’incremento e tutela delle spiagge libere. Sono da tenere al centro della discussione: il ruolo fondamentale che deve assumere il servizio di salvamento che va reso pubblico; l’accessibilità; la prevenzione degli  illeciti che tale settore inevitabilmente suscita.
Sul complesso di questi temi, soprattutto le Istituzioni locali non possono essere tifose dell’una o dell’altra parte direttamente in causa, i bagnini da una parte e il Governo dall’altra, ma devono  farsi interpreti degli interessi collettivi rapportandosi anche a chi questi interessi rappresenta".


                  


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